Nowhere me. Now. Here. Me – Testo critico di Annalisa Perriello

Nowhere me. Now. Here. Me – Testo critico di Annalisa Perriello

Nowhere me. Now. Here. Me – Testo critico di Annalisa Perriello alle opere di Giovanni Trimani in mostra dal 18 al 26 Ottobre 2019 nel concept-space Medina Roma.

L’artista, a 3 anni dalla nascita del suo Progetto AssediA, presenta una nuova collezione di opere, in cui si  evince la sua maturità artistica. Protagonisti assoluti delle opere, la sedia e il Chair/Man che si muovono in simbiosi alla scoperta di nuovi spazi.

Nowhere me. Now. Here. Me - Testo critico di Annalisa Perriello

“Sono e nonSono tra Luogo e nonLuogo” di Annalisa Perriello

Il linguaggio pittorico di Giovanni Trimani è caratterizzato da vibranti cromie e un segno profondamente marcato. Le sue opere dapprima sembrano assumere toni giocosi e disimpegnati ma, ad uno sguardo più approfondito, appaiono in realtà cariche di significati esistenziali. Queste esprimono appieno disagi ed emozioni dell’animo umano. Trimani, giunto ad una fase matura della sua ricerca artistica, si contraddistingue per due elementi iconografici che ricorrono: la sedia, intesa come proiezione dell’Io e la sagoma di un uomo – il Chair/Man – che è invece il percorso dell’Io.

In Nowhere me. Now. Here. Me. l’artista analizza ed elabora le idealità di luogo e nonluogo. Le quinte architettoniche che prima strutturavano le scene delle sue opere, hanno lasciato il posto a composizioni astratte e figure geometriche che, sospese in uno spazio etereo e indefinito, a volte si toccano e talvolta si intersecano. In questi paesaggi concettuali si inseriscono i due archetipi della sua pittura.

Nowhere me. Now. Here. Me - Testo critico di Annalisa Perriello

Non vi è più certezza nelle sue rappresentazioni, tutto si è semplificato e l’uomo sembra vagare senza i suoi punti di riferimento. E’ attraverso questi elementi che l’autore esprime il passaggio dell’uomo nei nonluoghi, quegli spazi privi di identità, di relazione e di storicità, teorizzati dall’antropologo francese Marc Augé, in cui si perde sé stessi e si diventa parte dell’omologazione che contraddistingue la nostra società. “Non esistono luoghi o nonluoghi in senso assoluto. Il luogo degli uni può essere il nonluogo degli altri e viceversa”. Così scriveva Augé e così, attraverso queste opere, l’artista sottolinea quanto la soggettività di ognuno sia in grado di tramutare un nonluogo in un luogo e viceversa.

“Non è il luogo a fare la persona ma è la persona a fare suo il luogo…”

La sagoma si muove in questi mondi come un moderno flâneur ma non perde mai di vista il suo vero Io, ovvero la sedia che, proiettandosi nel passato, nel futuro e ritrovandosi nel presente, è entità costante al fianco del Chair/Man. Nella poetica di Trimani il nonluogo assume quindi una valenza positiva: l’uomo, nel suo effimero e frivolo transito in questi spazi, ma cosciente della propria personalità, può decidere di attraversarli e riempirli con il suo punto di vista. Non è il luogo a fare la persona ma è la persona a fare suo il luogo. Ognuno può essere catturato dall’uno o dall’altro elemento, tutto è soggettivo e tutto è in continuo movimento; è solo una questione di punti di vista.

Nowhere me. Now. Here. Me – Testo critico di Annalisa Perriello