ENKI. Sapere e saper fare. Mostra Personale di Igor Stelluti

ENKI. Sapere e saper fare. Mostra Personale di Igor Stelluti
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Quando
Date(s) - 09/07/2021 - 15/07/2021
Tutto il giorno

Dove
Medina Roma


Dal 9 al 15 Luglio 2021, nella nostra Art Gallery Medina Roma, ENKI. Sapere e saper fare. Mostra Personale di Igor Stelluti a cura di Federica Acierno. Con vernissage Venerdì 9 Luglio alle ore 18:30 in Via Angelo Poliziano 36.

ENKI. Sapere e saper fare. Mostra Personale di Igor Stelluti

 

ENKI. Sapere e saper fare. Mostra personale di Igor Stelluti. Testo a cura di Federica Acierno

«Miscuglio dal cuore d’argilla che proviene da oltre gli Abissi
i buoni e i principeschi modellatori addenseranno l’argilla.
Tu porterai i loro arti nell’esistenza. […]
O madre mia, sarai tu a decretarne il fato.»

Igor Stelluti gode della sensibilità dell’artista di assorbire e comprendere, esprimere e concretizzare quello che gli sta intorno fin dalla fanciullezza. Il padre, che ha sempre dipinto, è stato modello e maestro, guida inconsapevole che gli ha permesso di crescere in un contesto brulicante di pittura e scultura. Questi ultimi, quali ingredienti quotidiani e riferimento di crescita personale, hanno permesso all’artista di apprendere per osservazione. La visione, la capacità di guardare, l’attenzione ed il tempo di maturazione sono le sostanze imprescindibili che gli consentono di vedere e partecipare l’arte. Stelluti ha imparato a guardare, come si impara a leggere, e la chiave non è stata solo nei libri di arte ma nel fervore creativo delle opere paterne e nell’atmosfera familiare. 

La gestualità definisce il suo tratto artistico ed è questo un ulteriore elemento di derivazione autobiografica: il padre, operaio, lo ha guidato inconsciamente ad esercitare, fin da bambino, la sua abilità manuale. La gestualità ed il segno, nella loro singolarità, si rendono comprensibili e, allo stesso tempo, non possono essere sostituiti da spiegazioni, né da retorica o proposizioni. Come un tema musicale, che è unico e prezioso nella sua essenza melodica, il gesto appartiene ad un gioco linguistico diverso dalla “comunicazione”. È atto creativo allo stato puro e diviene quasi momento di culto, occasione per accettare conflitti e tensioni, per rinascere ogni giorno e provare un autentico ed appagante senso di sé. Stelluti, come Enki, “Signore della Terra” e divinità sumera del sapere e del saper fare, plasma e crea e fa del gesto e dell’atto creativo la sua saggezza e il suo fine.

Sulla scia dell’Arte Povera e dei monocromi, Stelluti ricorre a materiali d’uso comune e rinuncia all’immagine. Il ricorso a materiali propri della quotidianità è simbolo della tecnica ed espressione allegorica dell’uomo che fa e agisce, realizza e compie. È la téchne greca (τέχνη) intesa come perizia, saper fare e saper operare. La coniuga insieme con la pittura ad olio che appartiene alla tradizione ed è manifestazione pratica dell’artisticità, in contrapposizione spontanea con la tecnologia. L’arte è espressione originale e libera dell’impulso creativo dell’autore mentre la téchne, in quanto complesso di regole ed esperienze, implica si rinunci all’idea e all’inventiva. Ma esiste davvero un’arte senza tecnica? Ripenso a Platone (Gorgia, 465 a) che diceva «non chiamo arte un’attività irrazionale» e affido a voi la libertà di pensare. 

Il problema della negazione della negazione di ispirazione hegeliana, che è fondamento delle opere di Stelluti, trova concretezza nello strumento del nastro isolante. Simbolo della sintesi, è in grado di garantire insieme le parti e allo stesso tempo di tenerle scisse, atomisticamente separate. È questo il dispositivo utile ad una proposta trans-avanguardista in cui essenziale è l’accostamento di temi classici del contemporaneo. Il nastro isolante costringe alla coesistenza, allo stare insieme e contemporaneamente e necessariamente a stare separati. Definisce un punto d’incontro e simultaneamente un confine. L’accostamento limita l’isolamento e viceversa: una condizione che si sovrappone a quella propria dell’individuo alienato in una società virtualmente interconnessa e costretta alla condivisione. 

Pittura e nastro isolante convivono goffamente e scomodamente con la carta, spesso operata ed estroflessa, che richiama alla progettualità e alla tecnica, sulla superficie bidimensionale della tela. 

Ne derivano opere di ispirazione geologica in cui sembra venga simulata graficamente una serie stratigrafica: è esplicito il riferimento al concetto di tempo e alle sue tracce. Le opere, dunque, sembrano stimolare in noi una riflessione: cosa rimarrà della nostra società? Qualora ci fosse, quale sarà il significato delle nostre azioni, del nostro saper fare, della nostra tecnologica abilità di creare e del nostro fare arte? La risposta è nell’ampiamente rievocato concetto di téchne, strettamente legata all’epistème che è conoscenza e comprensione. Questa fanciulla alata non è figlia stolta della scienza ma definisce il cosa ed il come là dove la seconda indica il perché. La tecnica è diventata l’ambiente che ci circonda e ci costituisce secondo regole di razionalità. La tecnica non tende ad uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza e non redime: la tecnica funziona a livello planetario ed eternamente.

 

ENKI. Sapere e saper fare. Mostra personale di Igor Stelluti a cura di Federica Acierno

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