Iacopo Sheng, la mostra ai Castelli
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Date(s) - 02/02/2024 - 11/02/2024
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Dal 2 all’11Febbraio 2024, Medina Art Gallery Castelli Romani presenta “Everything is visible is just a phenomenon” mostra personale di Iacopo Sheng, a cura di Valeria Rufini Ferranti.
Opening Event: Venerdì 2 Febbraio alle ore 18
“EVERYTHING IS VISIBLE IS JUST A PHENOMENON”
Iacopo Sheng è un giovane artista italo-cinese, il cui percorso è continuamente contaminato dal rapporto con la cultura orientale, studiata dal 2011 al 2014 alla Normale di Pechino. Dal 2010 partecipa a diverse mostre d’arte proprio tra Roma e Pechino e lì, mantenendo in attivo numerose collaborazioni, nel 2014 inaugura la sua personale presso il Lama Temple Art District. Si svolge invece nel 2017 la sua prima mostra personale in Italia “Soho Home Studio” nella città in cui ha vissuto per diverso tempo, Castelnuovo di Porto, a pochi passi dalla capitale. L’esposizione personale di Sheng da Medina Art Gallery Castelli Romani si intitola “everything is visible is just a phenomenon” ossia tutto ciò che è visibile è solo un fenomeno, dalla citazione della nota digital artist Chu-Yin Chen, la cui ricerca si incentra per diversi anni sullo studio combinato di scienze naturali, biologia, tecnologia informatica, neuroscienze e filosofia.
Ciò che rientra nel campo del visibile…
…in effetti, è “semplicemente” la manifestazione esteriore di una serie di processi molto più profondi che si originano addirittura nel nostro subconscio: il fenomeno, dunque ciò che appare (dall’etimologia greca del verbo fainomai, apparire, mostrarsi) è il segno tangibile che sono in atto una serie di processi non sempre così immediati e comprensibili com’è invece la realtà che li rappresenta.
Attraverso i suoi sketch infatti, l’artista Iacopo Sheng esprime un mondo tutto interiore di immagini mentali e rappresentazioni del reale, filtrate tramite l’utilizzo di pattern di cui è possibile trovare continui riferimenti nella cultura orientale e nel panorama contemporaneo: è qui che entra in gioco la geometria. Scrive l’artista: l’evolversi di una forma in un’altra o la contiguità di figure sono possibilità metamorfiche di rappresentazione del continuum astratto della materia, del visibile. Nella geometria piana la rappresentazione rimane sul piano teorico, mentre nella solida si prendono in considerazione forme tridimensionali realmente esistenti in natura.
Alla base di questa ricerca…
…c’è quindi il mondo naturale: un grande contenitore di fenomeni visibili che sono il risultato di complesse evoluzioni, legami, interazioni e aggregazioni. L’arte in questo caso è lo strumento grazie al quale Sheng si riconnette alla parte non visibile del reale: ciò che noi percepiamo è soltanto la punta di un iceberg; la parte sommersa e inabissata è invece la materia in sé, la sostanza. Per centrare meglio l’argomento torna utile menzionare la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno: mentre quest’ultimo è prodotto del νοῦς, cioè dell’intelletto, il fenomeno ha valore concreto di realtà, perché deriva da un’esperienza fisica di accertamento oggettivo del dato in questione. Ciò che è fenomeno, per intenderci, è verificabile attraverso i sensi: è quella porzione di realtà che possiamo davvero arrivare a comprendere nonostante i limiti naturali della mente umana.
La matematica, la geometria, la geodesia, la fisica…
…e tante altre discipline sorelle non sono altro che il mezzo che abbiamo inventato per analizzare i fenomeni che ci circondano: dalle molecole ai gusci degli animali, dalle rocce ai neuroni fino ai fiocchi di neve, tutto è armoniosamente composto seguendo regole scientificamente perfette che ritroviamo in un chicco di sale così come in una foglia. E proprio dagli elementi vegetali ha origine lo stile ornamentale dell’arabesco che mutua dalla natura l’eleganza e la leggiadria delle forme, cristallizzandole in segni che suggeriscono una sensazione di equilibrio e immortalità. Quando il colore incontra la geometria, il murales incontra la calligrafia, insomma, quando il visibile incontra l’invisibile, nascono le opere di Iacopo Sheng.
A cura di
Valeria Rufini Ferranti
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